giovedì 13 ottobre 2016



I CITTADINI ITALIANI EBREI SI SENTONO ITALIANI O ISRAELIANI?

ZETA ZETA SPERA CON TUTTO IL CUORE CHE SI SENTANO ITALIANI... SOLO ITALIANI... A CAUSA DELLE INSENSATE LEGGI RAZZIALI DEL CAVALIERE MUSSOLINI, CHE SE NON LE AVESSE PROMULGATE OGGI SAREBBE STATO RICORDATO COME IL PIU' GRANDE STATISTA DEL XX SECOLO ED INVECE, DOPO 16 ANNI DI GOVERNO E DI LEGGI SENSATE PER IL POPOLO, DI CUI I CITTADINI ITALIANI DI ETNIA O DI RELIGIONE EBREA ERANO STATI PARTE INTEGRANTE E CHE LO AVEVANO AIUTATO NELLA CONQUISTA DEL POTERE,  "IMPAZZI'"... NEL 1938 CON LE LEGGI RAZZIALI... E NEL 1940 CON L'NTRATA IN GUERRA IMPREPARATI...
E GLI EBREI, NEL 1938  DIVORZIARONO, GIUSTAMENTE CON L'AMATA ITALIA... E TANTE INTELLIGENZE LASCIARONO IL PAESE... ALTRI FURONO PERSEGUITATI... CIRCA IL 20% DI LORO, QUASI 8.000 FRATELLI ITALIANI,  FU DEPORTATO AD AUSCHWITZ... DA DOVE IN POCHI RITORNERANNO...
 E' UN DATO STORICO INCONFUTABILE CHE GLI EBREI ITALIANI ADERIRONO IN MASSA AL FASCISMO... FURONO FINANZIATORI, SQUADRISTI, CAMICIE NERE, EROI (VEDI IL CASO, NON UNICO, DI CAMILLO BARANY) ED ANCHE MINISTRI... MUSSOLINI "IMPAZZI" E LI TRADI' CON LE LEGGI RAZZIALI...

NEL 1945 GLI EBREI, A BUON DIRITTO, RITORNARONO AD ESSERE ITALIANI... FEDELI ALL'ITALIA... INNAMORATI DELL'ITALIA... E QUESTO FU UN BENE...
POI NEL 1948 NACQUE ISRAELE... E LE COSE, AHIME', CAMBIARONO... NON LO DICE ZETA ZETA... PARLANO I FATTI... BASTA LEGGERE LE LORO INTERVISTE... VEDERE CHE TANTI GIOVANI RAMPOLLI DI FAMIGLIE ITALIANE EBREE VANNO A  COMBATTERE IN ISRAELE ( LA NOTIZIA FU RIPORTATA SUL "IL GIORNALE" CON UN ARTICOLO DI FIAMMA NIRENSTEIN...)... LO STESSO ON.EMANUELE FIANO, LA VIGILE SENTINELLA DI DUE MORTI, CIOE' DEL FASCISMO E DELL'ANTIFASCISMO,  NEL 1968 SE NE ANDÒ PER UN ANNO INTERO A VIVERE IN KIBBUTZ ISRAELIANO "CALDO"... AL CONFINE CON IL LIBANO...
I CARI FRATELLI ITALIANI EBREI ADESSO RECLAMANO, ATTRAVERSO DEI LORO ILLUSTRI RAPPRESENTANTI LA DOPPIA CITTADINANZA... E "LA DOPPIA LEALTA'"...
TUTTO VERO... ED ANCHE ASSURDO... E VEDRETE DA VOI LE RAGIONI...
SI CITERANNO, CON VIRGOLETTATE LE LORO PAROLE, DEI PEZZI DA 90 DELL'EBRAISMO ITALIANO: ALIN ELKANN PADRE DEI PADRONI DELLA FIAT, RICCARDO PACIFICI EX PRESIDENTE DELLA COMUNITA' EBREA DI ROMA, L'ON. FIAMMA NIRENSTEIN EX PRESIDENTE MONDIALE DEI DEPUTATI EBREI...

ESTRATTO DELL'INTERVISTA AD ALAIN ELKANN
Secondo Elkann, nato a New York, cittadino italiano di origini ebraiche, la creazione dello Stato di Israele nel 1948 è un evento storico epocale con cui gli ebrei della Diaspora non hanno fatto i conti fino in fondo.
«Se vogliamo che gli ebrei esistano e siano una presenza forte, dobbiamo innanzi tutto capire che esiste uno Stato israeliano, con Gerusalemme capitale. E che non esiste differenza fra “ebreo” e “israeliano”». Ma gli ebrei non sono perfettamente assimilati? «Certo - dice Elkann al Giornale - ma pensi agli ebrei europei prima del nazismo: erano ben assimilati, ma è bastato un folle come Hitler per scatenare la persecuzione e la tragedia di cui tutti abbiamo orribile memoria». E ancora oggi le istituzioni internazionali esitano davanti a chi vorrebbe cancellare Israele dalla cartina geografica.
Gli ebrei ora sono popolo e hanno una nazione. Chi vive in Europa e nel resto del mondo dovrebbe assumere il doppio passaporto. «In cambio - spiega Elkann - dovrebbe anche partecipare attivamente, almeno per una parte della sua esistenza, alla vita di Israele. Gli ebrei potrebbero mandare i loro figli in quello Stato per un periodo di formazione, o anche a svolgere il servizio militare come fece, a esempio, Arrigo Levi. Non credo sarà una trasformazione immediata, ma la ritengo necessaria».

"NON ESISTE DIFFERENZA FRA L'EBREO E L'ISRAELIANO"... "GLI EBREI ORA SONO POPOLO E HANNO UNA NAZIONE"... ISRAELE... PAROLE CHIARISSIME... SONO LORO CHE NON SI SENTONO CITTADINI ITALIANI AL 100%... ORMAI LO DICONO APERTAMENTE... BASTA ANDARE SUI LORO BLOG E GIORNALI... LO DICE CHIARAMENTE L'ON. FIAMMA NIRENSTEIN CHE SCELSE IL POPOLO DELLE LIBERTA', LEI UN'EX DI LOTTA CONTINUA, SOLO PERCHE' DAVA PIU' GARANZIE PER LA SICUREZZA E GLI INTERESSI DI ISRAELE... E CHE QUANDO SVOLSE IL SUO MANDATO INVECE DI ANDARE A TROVARE I RAGAZZI ITALIANI IN AFGHANISTAN FECE VISITA ALL'ESERCITO ISRAELIANO, CON SI SOLDI DEI CONTRIBUENTI ITALIANI...

LO DICE RICCARDO PACIFICI, L'AUTOREVOLE EX PRESIDENTE DELLA COMUNITA' EBREA ITALIANA DI ROMA...
SCRIVE PACIFICI: " NON SOLO SOTTOSCRIVO DI ESTENDERE LA CITTADINANZA ISRAELIANA A TUTTI GLI EBREI... MA MI RICORDA PIACEVOLMENTE LA STRADA PERCORSA DA QUANDO NEL '93 FONDAI IL GRUPPO PER ISRAELE [...] " ...
IL PACIFICI VINSE LE ELEZIONI DEL PARLAMENTINO EBREO CON LA LISTA " PER ISRAELE"... NON "PER L'ITALIA"... AMORE TINCHIONE...
CONTINUANDO ... " DA UNA PARTE SCIOGLIEREBBE IL NODO DELLA DOPPIA LEALTA' DI NOI EBREI CHE POTREMMO COSI ESSERE FEDELE A ISRAELE E ALL'ITALIA DI CUI SIAMO FIERI, DALL' ALTRA CI CONSENTIREBBE DI INTERVENIRE CON IL DIRITTO DI VOTO E IL DOVERE DI PAGARE LE TASSE, NELLA VITA DI ISRAELE, NELLE CUI SORTI LA DIASPORA E' QUOTIDIANAMENTE COINVOLTA" (INTERVISTA RILASCIATA AL GIORNALE DELLA COMUNITA' EBREA MOKED)...


ZETA ZETA E' DISPIACIUTO DI QUESTE PAROLE PERCHE' VORREBBE I CITTADINI ITALIANI DI RELIGIONE EBREA ITALIANISSIMI AL 100%...  SENZA "DOPPIA LEALTA'"...
PURTROPPO LE COSE STANNO ANDANDO IN UN'ALTRA DIREZIONE... LA MAGGIOR PARTE DEGLI EBREI ROMANI HA ELETTO LA LISTA SIONISTA "PER ISRAELE"... LEGITTIMA SCELTA... MA "PER ISRAELE" NON E' "PER L'ITALIA"... 

COSI PARLO' ZETA ZETA
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PS
L'ARTICOLO DELL'ON.FIAMMA NIRENSTEIN SUI RAGAZZI ITALIANI EBREI CHE VANNO A COMBATTERE IN ISREALE:
 Daniel e Leonardo, "soldati soli": "Noi, italiani al fronte per Israele"
Uno ha 20 anni e viene da Roma. L'altro, 25, da Milano: "Le nostre famiglie vivono nell'ansia, ma è giusto così"

Fiamma Nirenstein - Ven, 01/08/2014 - 07:00
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Dietro di loro il campo è punteggiato di colonne di fumo. Non sai se è stata una cannonata oppure una delle mille trappole preparate da Hamas, tonnellate di esplosivo nelle case e sotto terra; depositi di missili; gallerie che saltano per aria, quelle che con un piano strategico Hamas aveva scelto di usare per attaccare Israele con le sue unità terroriste.

Così è la guerra di terra, ragazzi di 19, 20 anni s'inoltrano a Gaza e affrontano la battaglia, e la morte, per distruggere le armi di Hamas. Ogni tanto prendono fiato per qualche ora, ed è così che riusciamo a parlare con due soldati molto speciali perché sono italiani, della specie dei «soldati soli» che vengono per servire e lasciano i genitori a rodersi d'ansia a casa. I nostri due hanno dato un abbraccio alla mamma a Milano e a Roma e sono venuti convinti che valga la pena rischiare la vita, da noi un concetto quasi inesplicabile. Chi scrive ricorda che durante una lezione di storia mediorientale alla Luiss di Roma chiese ai ragazzi chi di loro avrebbe rischiato la vita per il proprio Paese: nessuno assentì, proprio nessuno.

I nostri due soldati si chiamano Leonardo, 25 anni, e Daniel, 20enne arruolato in Marina. Daniel è romano di origine livornese, la passione del mare l'ha nel sangue: «Adesso, dalla mia nave sorvegliamo e pattugliamo la costa di Gaza, controlliamo chi entra e chi esce, evitiamo che escano terroristi per attaccare le coste di Israele. È un compito fondamentale, il mare non ha confini sorvegliati, è senza fine, ci vogliono un allenamento perfetto e un'attenzione totale. A volte siamo bersagliati di razzi dalla riva e da altri battelli, allora hai un momento di paura, però ti mordi le labbra e pensi a quando tornerai in porto, e con i tuoi compagni riparlerai dell'accaduto, mangerai, forse potrai finalmente dormire, starai insieme agli amici, questo ti compensa di tutto, l'incredibile vicinanza fra di noi». Leonardo è laureato in filosofia al San Raffaele di Milano, poi ha preso un master all'Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze, a Roma. È appena finito il corso che il suo futuro l'ha visto solo in Israele e poi nell'esercito, e poi, ancora, nei Golani: «L'unità dei miei sogni, prove di ammissione e corsi molto difficili. All'inizio mi chiedevano se ero venuto perché avevo preso una botta in testa, ma adesso siamo un tutt'uno». Leonardo è appena uscito da Gaza: «Sono sporco, con gli abiti puzzolenti, gli occhi mi si chiudono, la mia ragazza mi lascerebbe subito se mi vedesse ora». Deve sistemare la sua attrezzatura (fucile, zaino, abiti) per essere pronto alla prossima missione. Non sa quando rientrerà, ma può capitare in ogni minuto. Essere un Golani è il mito di ogni israeliano, l'unità su cui si cantano canzoni epiche, in cui si è uno per l'altro ignorando l'ombra della morte. Dietro di lui tre settimane di giornate e nottate senza soluzione di continuità: «Dall'inizio dell'operazione non dormo in un letto, le ore di sonno non sono mai più di tre o quattro». Ma Leonardo non vuole parlare di sé: gli brucia spiegare di affrontare un nemico senza scrupoli nell'uso della sua gente: «Ho avuto l'impressione che i cittadini di Gaza siano autentici schiavi. Ho visto case in cui la camera dei bambini è adornata con fotografie dei terroristi, cartine da cui è cancellata Israele, stelle di Davide trasformate in svastiche, depositi di armi. Non un segno di umanità, di pace - dice desolato - Hamas è vile. Abbiamo fermato il fuoco molte volte perché un terrorista si copriva con un bambino, o perché comparivano donne e vecchi. Dietro arrivano i terroristi. Prima di entrare in azione tuttavia l'ultima indicazione che ti dà il comandante è di non puntare il fucile su chi non è armato, condividere il tuo stesso cibo e la tua acqua con chi non ha da mangiare o da bere, fermare tutto se appare un bambino». Due dei migliori amici di Daniel, Shon di 19 anni e Jordan, 22, il primo venuto da Los Angeles, il secondo da Parigi, per combattere, sono stati uccisi: «Jordan era fidanzato con la gemella della mia fidanzata. Sì sappiamo che la morte è una possibilità, ma non ci si pensa, io sto bene con i miei compagni» dice Daniel. La mia famiglia sta in pensiero, telefono ogni volta che arrivo in porto, circa due volte a settimana. Quelli che non capiscono cosa stiamo facendo devono venire per un paio di giorni a Ashkelon o in un kibbutz con scoppi, sirene, distruzioni, dove la gente non può uscire, i bambini devono restare nel sottosuolo, le famiglie non hanno più lavoro.. C'è un Paese che deve essere salvato, io sono qui per questo». A 20 anni? Leonardo ha una sua risposta: «Chi non si fida dei giovani dovrebbe dare un'occhiata da queste parti, la vita è nelle mani dei ragazzi. Il mio comandante ha 20 anni, ha perso il padre in un attentato, è una persona di un equilibrio e di un senso di responsabilità assoluti. Ieri eravamo in Libano, ora a Gaza, il compito è sempre grande, difendi un popolo che ti ama e ti rispetta. Persino i miei genitori, che mi mancano, sanno che qui la denominazione «chaial boded», «soldato solo», è sbagliata. Posso bussare ora alla porta di un kibbutz, chiedere di fare una doccia e dormire un po': si precipiterebbero in cucina, preparerebbero le cose migliori e mi riempirebbero di regali».


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LE PAROLE TESTUALI DEL PRESIDENTE PACIFICI TRATTE DA MOKED DEL 13-12-2013: 
"A leggere oggi l’appello di Alain Elkann, il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici ha l’impressione che si compia un ciclo. «Non solo sottoscrivo la proposta d’estendere la cittadinanza israeliana a tutti gli ebrei al punto che ne parlerò al Congresso nazionale il 5 dicembre, ma mi ricorda piacevolmente la strada percorsa da quando nel ’93 fondai il gruppo “Per Israele” per emancipare la vecchia leadership dalla paura di pronunciarsi su Israele », spiega. Sebbene l’idea sia «di complicata fattibilità», lo convince per due ragioni: «Da una parte scioglierebbe il nodo della doppia lealtà di noi ebrei che potremmo così essere fedeli a Israele e all’Italia, di cui siamo fieri. Dall’altra ci consentirebbe d’intervenire, con il diritto di voto e il dovere di pagare le tasse, nella vita d’Israele, nelle cui sorti la diaspora è quotidianamente coinvolta».

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L'INTERVISTA COMPLETA A LAIN ELKANN:

Alain Elkann
«Tutti gli ebrei prendano la cittadinanza di Israele»

«Tutti gli ebrei dovrebbero essere cittadini israeliani». È questa la provocazione lanciata dallo scrittore Alain Elkann con un intervento «utopico» pubblicato da La règle du jeu, rivista on line legata al filosofo francese Bernard-Henri Lévy e con un comitato di redazione di primissimo piano in cui figurano Mario Vargas Llosa, Amos Oz e Claudio Magris.Secondo Elkann, nato a New York, cittadino italiano di origini ebraiche, la creazione dello Stato di Israele nel 1948 è un evento storico epocale con cui gli ebrei della Diaspora non hanno fatto i conti fino in fondo. «Se vogliamo che gli ebrei esistano e siano una presenza forte, dobbiamo innanzi tutto capire che esiste uno Stato israeliano, con Gerusalemme capitale. E che non esiste differenza fra “ebreo” e “israeliano”». Ma gli ebrei non sono perfettamente assimilati? «Certo - dice Elkann al Giornale - ma pensi agli ebrei europei prima del nazismo: erano ben assimilati, ma è bastato un folle come Hitler per scatenare la persecuzione e la tragedia di cui tutti abbiamo orribile memoria». E ancora oggi le istituzioni internazionali esitano davanti a chi vorrebbe cancellare Israele dalla cartina geografica.Gli ebrei ora sono popolo e hanno una nazione. Chi vive in Europa e nel resto del mondo dovrebbe assumere il doppio passaporto. «In cambio - spiega Elkann - dovrebbe anche partecipare attivamente, almeno per una parte della sua esistenza, alla vita di Israele. Gli ebrei potrebbero mandare i loro figli in quello Stato per un periodo di formazione, o anche a svolgere il servizio militare come fece, a esempio, Arrigo Levi. Non credo sarà una trasformazione immediata, ma la ritengo necessaria».La questione tocca anche l’ambito culturale. «Roth è un grande scrittore di lingua inglese. Kafka scrisse in tedesco. Italo Svevo in italiano. Ma sono tutti scrittori ebrei. Io credo che oggi gli ebrei dovrebbero almeno conoscere la loro lingua. Che è parlata e scritta in uno Stato». Questo non significa rifiutare la cultura in cui si è assimilati, né preparare le valigie per Gerusalemme. «Naturalmente, io rimango un figlio di New York, nato da un padre ebreo francese e da una madre ebrea italiana, e sono uno scrittore di lingua italiana. Rispetto profondamente la tradizione in cui sono cresciuto e in cui vivo. Ma sono anche orgoglioso dell’esistenza di Israele».Avere la doppia cittadinanza significa esprimere vicinanza a una democrazia continuamente minacciata. «E forse - aggiunge Elkann - permetterebbe a chi critica lecitamente la politica di Israele di capire meglio come stanno le cose. Quale Stato è perfetto? Così, anche se Israele a volte sbaglia, è un bene che esista. Bisogna essere coinvolti per giudicare senza le lenti dell’ideologia. Troppo comodo prendere le distanze restando seduti in salotto». 11 giugno 2010, http://www.ilgiornale.it/

LA FOTO E' DEL PLURIDECORATO E EROE FASCISTA DI ORIGINI EBREE CAMILLO BARANY MORTO PER IL SUO DUCE...
https://it.wikipedia.org/wiki/Camillo_Barany_Hindard
CAMILLO BARANY PLURIDECORATO E EROE FASCISTA DI ORIGINE EBREA