giovedì 3 novembre 2016

LA FUCILAZIONE DI POVERI SOLDATI

DECIMAZIONE

IL RANCIO ERA INSUFFICIENTE...
IL RISO CON ESCREMENTI DI TOPO... IL PANE AMMUFFITO...
I TURNI DI SERVIZIO MASSACRANTI...
E GLI ORDINI ERANO INSENSATI...
I GENERALI, DAI LORO COMODI E SICURI POSTI DI COMANDI, ORDINAVANO ATTACCHI SU ATTACCHI...
E POI ORDINARONO LA DECIMAZIONE... DEI SOLDATI... NON DI SE STESSI... DEI GENERALI COLPEVOLI DI NON DIVIDERE PANE E MORTE CON I LORO SOLDATI... COLPEVOLI DI MANDARLI ALLO SBARAGLIO... COLPEVOLI DI AFFAMARLI...
I GENERALI SABAUDI... SEMPRE AI LORO POSTI... ANCHE IN AFRICA... IL SOLDATO NEL DESERTO SOFFRIVA LA SETE... UNIFORMI LACERE... SCARPE ROTTE... QUANDO GLI AMERICANI INVASERO LA TUNISIA TROVARONO I MAGAZZINI ITALIANI STRAPIENI DI OGNI BEN DI DIO... QUELLO CHE DOVEVA ESSERE DISTRIBUITO AI SOLDATI CHE SOGNAVANO UNA BIRRA FRESCA AD ALESSANDRIA D'EGITTO...
DOPO L'INFAME OTTO SETTEMBRE I TEDESCHI REQUISIRONO I MAGAZZINI ITALIANI... VESTIRONO INTERI REPARTI CON LA MIMETICA ITALIANA... I GENERALI DI COMMISSARIATO AGLI ALPINI IN RUSSIA DAVANO SCARPONI DI CARTONI...
DECIMAZIONE SI, MA DI GENERALI E COLONNELLI... IN TESTA QUELLI DI COMMISSARIATO...

NELLA GRANDE GUERRA LA BRIGATA CATANZARO SI AMMUTINO'... SUBI' LA DECIMAZIONE... UNO OGNI DIECI, SORTEGGIATI A CASO, FURONO FUCILATI... LO STESSO GENERALE CADORNA CHE NEL 1916 AVEVA APPROVATO LA DECIMAZIONE, POI, NEL 1917, SCRISSE CHE BISOGNAVA DOMANDARSI, IN COSCIENZA, SE ERA STATO FATTO DI TUTTO PER PREVENIRE L'AMMUTINAMENTO, PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI MATERIALI E MORALI IN CUI VERSAVANO I SOLDATI ITALIANI DELLE TRINCEE... QUESTO LO SCRISSE DOPO A FATTO COMPIUTO NEL '17...

MALGRADO GLI AMMUTINATI AVESSERO CERCATO DI ASSALIRE IL SUO COMANDO , D'ANNUNZIO EBBE PAROLE DI PIETA' PER LORO... FORSE FU L'UNICO... GLI ALTRI UFFICIALI SI LIMITARONO A FARE ESEGUIRE GLI ORDINI DI QUEL CADORNA CHE IN SEGUITO MOSTRERA' UN CERTO PENTIMENTO PER L'ACCADUTO...
COSI SCRISSE IL GENERALE CADORNA CHE AVEVA APPROVATO LA REPRESSIONE, INTANTO DEI POVERI ITALIANI INCOLPEVOLI ORMAI ERANO SOLO CIBO PER I VERMI:
"CHI PUNISCE CON LA PENA DI MORTE SI DOMANDI SEMPRE IN COSCIENZA, SE TUTTO E' STATO FATTO PER PARTE SUA, PER MIGLIORARE MORALMENTE E MATERIALMENTE LE CONDIZIONI DEI SUOI SOLDATI, SE , OLTRE A REPRIMERE, EGLI HA SAPUTO PREVENIRE, SE EGLI E' STATO A CONTINUO CONTATTO CON LE TRUPPE, PER COMPRENDERNE LE ASPIRAZIONI, I BISOGNI, LE DEPRESSIONI, IL BENE E IL MALE; SE, IN UNA PAROLA, EGLI SENTA DI DOMINARE VERAMENTE LE FORZE VIVE CHE GLI SONO AFFIDATE, CON QUELLA SCIENZA DEL CUORE UMANO SENZA LA QUALE NESSUNO E' MAI CONDOTTIERO"...

IL PUNTO FU SOLO QUESTO... NELLA GRANDE GUERRA CI FURONO POCHI VERI CONDOTTIERI, QUELLI CHE DIVIDEVANO SOFFERENZE E PERICOLI CON I LORO UOMINI...  E MOLTI GENERALI NON CONDOTTIERI  CHE DAVANO ORDINI DA DELLE COMODE VILLE SEQUESTRATE E TRASFORMATE IN SEDI DI COMANDO... VILLE, DOVE CON I LORO STATI MAGGIORI, DIRIGEVANO A DISTANZA DI SICUREZZA LE SORTI DELLE BATTAGLIE... CADORNA NON LO HA SCRITTO APERTAMENTE E CHIARAMENTE, MA IL SUO SCRITTO SUONO' COME UN TARDIVO J'ACCUSE CONTRO TUTTA UNA CLASSE DIRIGENTE CON LE STELLETTE...
IN FRANCIA ANDO' PEGGIO... CI FURONO PIU' FUCILATI A CASO... COME IN ITALIA LA RIVOLTA FU DETERMINATA PER LE CONDIZIONI DISUMANE IN CUI VERSAVANO I SOLDATI... LA SCARSA ALIMENTAZIONE... I POCHI TURNI DI RIPOSO... ORDINI INSENSATI E CRIMINALI...
L'ESERCITO TEDESCO FU ALTRO... ANCHE NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE...
GABRIELE D'ANNUNZIO EBBE PAROLE DI PIETA' PER I POVERI CAFONI DEL SUD FUCILATI A CASO... LA GRANDE GUERRA FU ANCHE QUESTO...

COSI' PARLO' ZETA ZETA
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PS

GABRIELE D'ANNUNZIO :
Dissanguata da troppi combattimenti, consunta in troppe trincee, stremata di forze, non restaurata dal troppo breve riposo, costretta a ritornare nella linea del fuoco, già sovversa dai sobillatori come quel battaglione della Quota 28 che aveva gridato di non voler più essere spinto al macello, l’eroica Brigata "Catanzaro" una notte, a Santa Maria la Longa, presso il mio campo d’aviazione si ammutinò. (…) La sedizione fu doma con le bocche delle armi corazzate. Il fragore sinistro dei carri d’acciaio nella notte e nel mattino lacerava il cuore del Friuli carico di presagi. Una parola spaventevole correva coi mulinelli di polvere, arrossava la carrareccia, per la via battuta: "La decimazione! La decimazione!". L’imminenza del castigo incrudeliva l’arsura (…) Di schiena al muro grigio furono messi i fanti condannati alla fucilazione, tratti a sorte nel mucchio dei sediziosi. Ce n’erano della Campania e della Puglia, di Calabria e di Sicilia: quasi tutti di bassa statura, scarni, bruni, adusti come i mietitori delle belle messi ov’erano nati. Il resto dei corpi nei poveri panni grigi pareva confondersi con la calcina, quasi intridersi con la calcina come i ciottoli. E da quello scoloramento e agguagliamento dei corpi mi pareva l’umanità dei volti farsi più espressiva, quasi più avvicinarmisi, per non so qual rilievo terribile che quasi mi ferisse con gli spigoli dell’osso. I fucilieri del drappello allineati attendevano il comando, tenendo gli occhi bassi, fissando i piedi degli infelici, fissando le grosse scarpe deformi che s’appigliavano al terreno come radici maestre. Io traversavo il muro col mio penoso occhio di linee; e scoprivo i seppellitori anch’essi allineati dall’altra parte con le vanghe e con le zappe pronti a scavare la fossa vasta e profonda. Non mi facevano male come gli sguardi dei condannati alla fossa. I morituri mi guardavano. I loro sguardi smarriti non più erravano ma si fermavano su me che dovevo essere pallido come se la vita mi avesse abbandonato prima di abbandonarli. Gli orecchi mi sibilavano come nell’inizio della vertigine, ma era il ronzio delle mosche immonde.
Siete innocenti?
Forse trasognavo. Forse la voce non passò la chiostra de’ miei denti. Ma perché allora il silenzio divenne più spaventoso, e tutte le facce umane apparvero più esangui? E perché l’afa del mattino d’estate s’approssimò e s’appesantì come se il cielo della Campania e il cielo della Puglia e il cielo della Calabria e il cielo di Sicilia precipitassero in quell’ardore fermo e bianco?
Siete innocenti? Siete traditi dalla sorte della decimazione? Si, vedo. La figura eroica del vostro reggimento è riscolpita nella vostra angoscia muta, nell‘osso delle vostre facce che hanno il colore del vostro grano, di quel grano grosso che si chiama grano del miracolo, o contadini. Siete contadini. Vi conosco alle mani. Vi conosco al modo di tenere i piedi in terra. Non voglio sapere se siete innocenti, se siete colpevoli. So che foste prodi, che foste costanti. La legione tebana, la sacra legione tebana, fu decimata due volte. Espiate voi la colpa? O espiate la Patria contaminata, la stessa vostra gloria contaminata? Ci fu una volta un re che non decimava i suoi secondo il costume romano ma faceva uccidere tutti quelli che nella statura non arrivassero all’elsa della sua grande spada. Di mezza statura voi siete, uomini di aratro, uomini di falce. Ma che importa? Tutti non dobbiamo oggi arrivare con l’animo all’elsa della spada d’Italia? Il Dio d’Italia vi riarma, e vi guarda. I fanti avevano discostato dal muro le schiene. Tenevano tuttora i piedi piantati nella zolla ma le ginocchia flesse come sul punto di entrare nelle impronte delle calcagna. E, con una passione che curvava anche me verso terra, vidi le loro labbra muoversi, vidi nelle loro labbra smorte formarsi la preghiera: la preghiera del tugurio lontano, la preghiera dell’oratorio lontano, del santuario lontano, della lontana madre, dei lontani vecchi. (…) Le armi brillarono. (…) M’appressai. Attonito riconobbi le foglie dell’acanto (…). Recisi i gambi col mio pugnale. Raccolsi il fascio. Tornai verso gli uomini morti che con le bocche prone affidavano al cuor della terra il sospiro interrotto dagli uomini vivi. E tolsi le frasche ignobili di sul frantume sanguinoso. Chino, lo ricopersi con l’acanto.
Gabriele D’Annunzio

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